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se etadi, e riprender per mano tuttociô
che esaminarono i dotti e diligenti inter¬
preti vitruviani che precedettero il seco¬
lo decimonono, ma bensi approfittare del¬
le lunghe loro vigilie, e col lume che
ora ci porge la critica filosofica ridur¬
re il testo possibilmente alla vera le¬
zione. Al conseguimento di questo scopo
ci furono scorta utilissima le notizie del¬
le antiche stampe e dei codici, raccolte
çon patrio zelo e con indefessa costanza
dai due valorosissimi uomini Giovanni Po¬
leni e Simone Stratico, e le sagaci inter¬
pretazioni di Berardo Galiani, del Fran¬
cese Perrault, dello Spagnuolo Ortiz, de¬
gl' Inglesi Newton e Wilkins, e dei Te¬
deschi Schneider e Rode, non che gli scrit¬
ti e la voce de nostri che vivono e sie¬
dono in mezzo ai fasti di Roma antica,
senza obbliare alcuno dei migliori che affa¬
ticarono recentemente intorno a Vitruvio.
Dietro tali esami e ragguagli abbiamo tra¬
scelto la lezione del testo, per quanto ci
pare, se non sempre la vera, almeno la
più consentanea alla vera. Dopo di che
demmo mano alla versione dal latino nel¬