GIUNTA III.
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Divennero quindi le fortezze parti integranti dello Stato,
necessarie al debole, per arrestare almeno per qualche tem¬
po l'invasione del suo paese, finchè si raccolgono mezzi atti
ad opporre un'efficace reazione agl'insulti degli stranieri;
necessarie al forte, affine di prevenir tanto le alleanze degli
altri stati che stringere si possono contro di lui, come le in¬
surrezioni intestine.
L'esperienza, dice Carnot (1), dimostra che una linea
regolare di fortezze distribuite convenientemente sulle fron¬
tiere è il mezzo più sicuro di preservare gli stati da quel¬
le grandi e subitanee rivoluzioni che rovesciarono sempre
quei paesi che n' erano privi; togliendo esse ad un tem¬
po la necessità di mantenere innumerevoli eserciti alla ve¬
detta di tutti gli accessi del territorio, impedendo che i po¬
poli inciviliti divengano preda dei barbari, prevenendo una
moltitudine di guerre, ed essendo in una parola, come le
chiama il Montecuccoli, le ancore sacre che salvano gli
stati.
Ma affinchè possano le fortezze adempire a questo sco¬
po, cui sono destinate, fa di mestieri che sieno inespugnabili
od almeno capaci di resistere per lungo tempo agli assalti,
percioechè altrimenti riescirebbero dannose anzichè di van¬
taggio, accrescendo col cadere facilmente in mano del ne¬
mico la forza comparativa di questo sullo stato che viene
ad invadere
Per vedere come ciò possa ottenersi, divideremo questo
breve discorso in tre parti, la prima delle quali raccoglierà
quanto si può dire sull' antica fortificazione, uella seconda si
jarà parola della moderna, e nella terza bilanciando i van¬
taggi e i danni di queste, vedremo colla scorta del celebre
Carnot quale sia il metodo da adottarsi confacente allo sta¬
to attuale delle cose.
Fra gli scrittori di cose militari si possono annoverare
Filone il meccanico, Vegezio, Vitruvio, Lipsio, Palitio, i qua¬
li però non ci danno un sistema completo sulle loro fortifi¬
cazioni, che in principalità dipendevano, come osserva il
(1) Discorso préliminare al Trattato della difesa delle Piazze forti.