la sasce dall' esperienza non méno che dal razio¬
cinio. L'esperienza è una continua, e consumata
riflessione sull'uso, la quale si perfeziona coll'ope¬
rare sulla materia di qualunque genere necessaria
giusta l'idea del disegno. Il raziocinio poi è quel¬
lo che può dimostiare le cose fabbricate, e ma¬
nifestarle con prontezza, e con la proporzione dei
rapporti. Per lo che quegli Architetti, che senza
lettère avevano tentato di operare sulla materia
non hanno potuto arrecare tanto di credito alle lo¬
ro fatiche, che n'acquistassero fama; e quelli poi
che nel raziocinio , e nelle sole lettere fidati
l'ombra, non già la cosa, sembra che abbiano se¬
guitata. Ma quelli che fondatamente appresero l'una
e l' altra, come uomini provveduti d'ogni sorta
d'armi, son giunti assai più presto a conseguire
col credito il loro intento. Conciosiache in tutte
le cose, e soprattutto nell' Architettura, sonovi due
parti, la cosa significata cioè, e quella che è si¬
gnificante. La cosa significata è quella di cui si
parla; quella ch'e poi significante; si è la dimo¬
strazione sciolta colle ragioni delle dottrine. Sic¬
che sembra, che debba essere nell'una, e nell al¬
tra parte esercitato chi fa professione d'Architet¬
to. Laddove bisogna che egli sia uom di talento.
e riflessivo nella dottrina; perciocchè ne talento
senza disciplina, ne disciplina senza talento posso¬
no rendere perfetto un’ artefice. Sia perciò egli
letterato, prattico nel disegno, erudito nella geo¬
metria, e non ignorante d' ottica, istruito nell