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lora per i gradi salgono per andare a far la pre¬
ghiera, non possono passare accoppiate per la stret-
tezza degl' intercolonnj, e sono elleno astrette a
passaryi in fila. Oltre di che la veduta delle por¬
te rimane nascosa per la spessezza delle colonne,
e le statue (1) non prendono lume. Aggiungasi,
che per l'eccessiva strettezza rimane impedito il
passeggio intorno al tempio
Il diastilo si distribuirà ove possa farsi l'in¬
tercolonnio tanto largo, quanto sono tre (2) gros¬
sezze di colonne ; tal è il tempio di Apollo, e di
Diana. Codesto ordine ha questa malagevolezza,
che gli architravi per la soverchia lunghezza si
spezzano (3)
Negli areostili poi non v' ha luogo ad usarvi
architravi, ne di pietra, ne di marmo; ma solo
(1) Vedi il Diz. Vitr. alla voce Signa. I templi non
avevano d'ordinario alcuna sorta di finestre, ma prendeva-
no il lume dalla porta, e perche l'antitempio era impedito
da molte, e fitte colonne, vi si ravvisava un certo tetro,
ehe era atto ad ispirare orrore, e timore, in che era ri-
pesta la pietà de' volgari pagani
(2) Esprimendosi qui Virruvio colle parole interponere
possumus, insegna soltanto che vi possa tal misura aver luo-
go, e lascia per conto della distanza qualche sorta di li-
bertà. Egli (l. 4. 3.) chiama anche diastilo un' intercolon-
aio dorico di due diametri e tre quarti,
(3) Giova l'unire codesti architravi col fregio, e farli
di tre pezzi, cosicche il pezzo di mezzo abbia la forma
di conio, e si giaccia co lati sopra i due che sono a'lati,