DI CHI TRADVCE.
le riguardano ſtarſene coſi immobili, come per natura
dourebbono ſtare le ſtatue dello ſpettacolo; ne poco ſe-
gno, ſecondo me, dell applicatione dell’anima porge il ve
der l’huomo immobile, e pendente, quaſi dalla coſa, à cui
egli hà fatto l’applicatione. Tale è la natura di queſt e ma-
chine. Veniamo hora à dire qualche coſa del fine à che
fono ritrouate, e come ſerua alla felicità, percioche di qui
pigliano tutte le coſe che ſi fanno, natura di buone, o di
cattiue; di buone, giouan do al conſeguimento dilei, cat-
tiue portandogli impedimento. Prima dunque dall’eſfere
queſte inſtrumenti può eſſer maniſeſto che ſemplice men-
te ſiano coſa buona, come ſono i penelli, le ſeghe, & i da-
nari, nondimeno chepoſſano eſſere oprate malamente; cioè fuori di tempo & à cattiuo fine; Coſi pare ancora
cheſia inſtrumento de la felicità il traſtullo, & il giuoco,
auenga che preſo per ricreatione, e per ſolleuamento
del’animo, oppreſſo dalla ſomma de penſieri, egli ſia de-
gno dilode, oue preſo per principale attione e fatto fine,
merita biaſimo, e vituperio. Nondimeno à chi conſidera
il vero, il biaſimo, e la lode non è nell’in ſtrumento, il qua-
le, come ſemplicemente è buono, coſiſemplice mente de-
ue lodarſi, ma in colui che bene ò male, cioè, ò virtuoſa-
mente, ò vitioſamente ſe ne ſerue. Vifono certiluoghi, e
tempi, ne quali da più ſeueri filoſoſi, che habbiano inſtitui
to republiche, e fatto lecito il ceſſar dalle fatiche, & ri-
crearſicon qualche honeſto piacere, il che ſommamente
gioua alla particolare, & alla publica felicità; e di quiſono
i di@geniali, le feſte, gli ſpettacoli, le caccie, le gioſtre, & i
publici conuiti. Frà le coſe dunque che poſſono ſommini-
ſtrarcihoneſto, & virtuoſo piacere, poſſono ragioneuol-
mente riporſi queſte machine’, di che noi parliamo; e ciò
tanto più, che dall’ingegno pendono tutti queſti artificij, e