Full text: Gallaccini, Teofilo: Trattato sopra gli errori degli architetti

dotto Maeſtro non ordinario frutto, e divennero non
pochi eccellenti Filoſofi, e Matematici. Troppo m’
eſtenderei, ſe io mi poneſſi in queſto breve racconto a far
menzione di tutti gli Scolari, o almeno di quelli, che
maggior profitto ne ritraſſero, perchè ſon così nume-
roſi, che facilmente ſe n’empierebbe un groſſo Volu-
me; onde baſterà ſolamente accennarli in genere, per-
chè il ſolo nome del Gallaccini rimane per anche chia-
ro, e paleſe non ſolo in Siena, ma per tutta l’Italia. Mentre era tutto intento Teofilo all’inſegnamento della
Filoſofia, e della Matematica, fu di nuovo per la ter-
za volta riſtampata in Siena nel 1628. per Ercole Govi,
un anno dopo la morte dell’ Autore, la Grammatica, o
ſiano Regole per apprendere perfettamente la lingua Toſcana
del tanto rinomato Celſo Cittadini, e benchè veniſſe uni-
verſalmente acclamata queſt’ Opera, nondimeno il noſtro
Gallaccini non potendo in molte parti concorrere nel
ſentimento di quel di lui grand’ Amico, preſe a ſcrive-
re ſu tali materie, e compoſe nel 1629. quell’ eruditiſ-
ſima, e dottiſſima Opera, che nel proprio Originale con
gran geloſia preſſo me ſteſſo conſervaſi, e che ha per
titolo, i Sinonimi della Lingua Toſcana, dove con grazia,
con forza, e con validiſſime autorità, e con dotte oſ-
ſervazioni, appoggiate a documenti, a Iſcrizioni, e a
Scrittori, ribatte, e confuta in gran parte l’opinioni
del Cittadini, e fa vedere, come in Italia, e particolar-
mente in Toſcana ſia ſtato introdotto il giuſto, vero,
e puro Dialetto, e da qual principio, e cagione abbiano
ſortito la loro origine diverſe voci, e vocaboli, e come
ne’ tempi dell’ Autore ſi doveſſero ſcrivere, e pronunziare.

Finalmente carico d’anni, perchè di 76. compiuti,
e di meriti per tante Opere ſcritte, e compoſte, benchè
niuna, niuna fin ora publicata colle ſtampe, morì Teo-
filo Gallaccini in Siena il 27. del Meſe d’ Aprile dell’ an-
no 1641. univerſalmente compianto; e fu interrato il dì
poi nella Chieſa de’PP. Pred. di S. Domenico, nel ſepolcro di
Fraſia Molandi ſua Madre.

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