DELLA ARCHITETTVRA
gran’ pendio, alzandoſi ad angolo ſotto ſquadra, accioche nõ ui ſi poſſendo trop
po fermare la neue, ella non ui multiplicaſſe, & ſcolaſſe piu facilmente; ma ne luo
ghi piu ſtaterecc@ (per dir coſi) poſono le coperture manco repenti. Vltimamẽte,
è da procurare il piu che ſi puo, che hauuto riſpetto a lumi, & alle mura, tutto lo
edificio finalmẽte ſia coperto di una ſteſſa copertura uguale, & quaſi d’un pezzo,
in modo che caſcandoſene l’acqua per le grondaie, non macchi, o bagni alcuna
parte delle mura; oltra queſto biſogna porre in modo eſſe coperture, che e’ non
ſpioua l’un tetto ſu l’altro. Gli ſpazzi ancora de tetti, doue debbe correre la ac-
qua, non debbono eſſere troppo lunghi, o grandi fuor di miſura; percioche le
pioggie per la ſouerchia abbondanza delle acque ne canali de gli vltimi tegoli,
ſtornerieno a dietro, & piouerebbon dentro nello edificio; laqual coſa farebbe
all’opera grandiſsimo danno. Doue ſarà adunque il piano grandiſsimo, biſogna
che il tetto ſia ſcompartito in piu pendij, & pioua in diuerſe parti, Et queſto arre
ca ſeco parte commodità, & parte ancora bellezza; ſe egli accaderà in alcuno luo
go porre piu coperture, aggiunghinſi talmente l’una a l’altra, che coloro, che vna
fiata ſono in caſa, poſsino andar per tutto al coperto.
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De uani de gli edificij, cioè fineſtre, porti, & degli altri che non pigliano tutta la groſſezza
delle mura, & del numero, & della grandezza loro. Cap. XII.
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REſtaci a dire de uani, i uaniſono di due ſorti, percioche altri ſeruono alu-
mi, & a Venti, & altri allo entrare & uſcire delli habitatori, & di tutte le
coſe neceſſarie per tutto lo edificio. A lumi ſeruono le fineſtre, alle coſe
le porte, le ſcale, & gli ſpatij trale colonne: & quelli ancora, onde le acque, & i
fumi ſe ne vanno, come pozzi, fogne, o per dir coſi, gole di cammini, bocche
di ſorni, & truogoli, & acquai, ſi chiamano ancora uani. Et debbe ogni ſtanza
dello edificio hauere fineſtre onde l’aria rinchiuſa ſe ne poſſa uſcir via, & per a
tempo rinouarſi, perche altrimenti ſi corromperebbe, & ſarebbe cattiua. Rac-
conta Capitolino hiſtorico, che in Babilonia nel Tempio di Apolline fu tro-
uata una Caſſettina d’oro antichiſsima, nel rompere della quale, ne vſcì un fra-
gore di aria corrotta perla lunghezza del tempo, & talmente velenoſa, che ſpan
dendoſi, non ſolamente ammazzò quelli, che erano quiui uicini, ma corrop-
pe di crudeliſsima peſte tutta l’Aſia inſino a Parti. In Ammiano Marcellino
hiſtorico habbiamo letto, che ne’ tempi di Marco Antonio, & Vero; In Se-
leucia doppo che fu ſpogliato, & rubato il Tempio, & tranſportata in Roma
la Immagine del Conico Appoline, eſſerui ſtato ritrouato da Soldati uno pic-
colo buco, ſuto prima riturato da Sacerdoti Caldei. Il
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quale poi aperto da det-
ti Soldati, come auidi di prede, gittò vn fragore tanto peſtifero, & tanto cru-
dele, & tanto deteſtabile, che da i confini di Perſia inſino in Francia ogni co-
ſa diuenne infetta di crudele, & miſerabil morbo. Tutte le ſtanze adunque
debbono hauere fineſtre. Etquelle, sì per hauere i lumi, sì perche vi ſi rinuo-
ui l’aria, & debbono ueramente eſſere accommodate ſecondo il biſogno, & ſe-
condo la groſſezza delle mura; accioche le non riceuino nè piu, nè meno lu-
me, nè ſieno piu ſpeſſe, o piu rare che il biſogno, ò l’uſo non ricerchi. Oltra di