Full text: Alberti, Leon Battista: L' architettura

DELLA ARCHITETTVRA de un piede: empionſi queſti di conii di ferro, i duoi de quali da gli lati ſon fat-
ti a ſomiglianza de la lettera D. queſti ſi mettono i primi per empiere i fianchi
de la buca, & il conio del mezo poi ſi mette l’ultimo intra l’uno & l’altro. Han
no tntt’a tre queſti conii i loro orecchi che auanzano fuori del pari forati, nel
qual foro ſi mette un Perno di ferro, che piglia con loro inſieme un manico che
auanza fuori, al quale ſi lega la fune che corre, per le taglie che l’ha a tirare.

86.1.

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Io lego in queſto modo le Colonne, & gli ſtipiti de le porte & ſimili pietre
che ſi hanno a poſare per douere rimanere ritte. Io ho fatto fare, o di legno, o
di ferro una cintura gagliarda ſecondo la grandezza del peſo con laquale ho
cinto intorno in luogo accommodato la colonna, o alttra pietra, & con certi co
nietti ſottili & lunghi dandoli col martello leggiermente l’ho ſerrata, & ferma,
dipoi ho agglunto a detta cintura una legatura di ſune come una braca, & in
queſto modo non ho offeſo nè la pietra con ferrarui dentro uliuelle, nè dato
danno a canti uiui de li ſtipiti, o ſimili con cignerli di funi; Oltre a che queſto
modo di legare èil piu eſpedito, il piu atto, & il piu fidato di tutti gli altri. # Rac-
conteremo piu diſteſamente altroue molte coſe che acciòſi aſpettano. Ma ho-
ra biſogna ſolamente trattare, che gli ſtrumenti ſono quaſi come corpi animati,
& che hanno mani molto gagliarde, & che e’ muouono i peſi nõ altrimenti, che
noi huomini ci facciamo con le mani. # Et per tanto que’ medeſimi diſtendi-
menti di membra, & di nerui, che noi uſiamo nel rilaſſare, ſpignere, raccorre
& transferire, quelli ſteſsi biſogna che noi imitiamo ne le machine. # Vna co-
ſa ti uo ricordare che e’ ſarà bene, che quando tu harai a mouere in qual ſi
uoglia modo, qualche ſmiſurato peſo, che tu ui ti metta ſenſatamente, cau-
tamente, & con maturo conſiglio, riſpetto a uarij incerti & inrecuperabili
accidenti & pericoli, che in coſi fatte facende, ſuor d’ogni oppenione ſoglio-
no auuenire, ancora a piu pratichi, perche e’ non te ne ſuccederà mai tanta
gran lode, ne gloria d’ingegno ſe ti riuſcirà bene quel che tu ti ſarai meſſo a
fare che e’ non ſia molto maggiore il biaſimo, & l’odio de la tua temeraria
pazzia, quando il fatto non ti rieſca. # Di queſti ſia detto a baſtanza, tornia-
mo a gli intonichi.

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87. Che le corteccie, che ſi danno di calcina olle mura, debbono eſſer tre. Diche cofaſi debbi-
no fare, & a quel che ell’habbino a ſeruire. Delli Intonichi, & delle lor uarie ſorti,
& come ſi hà a ordinare la calcina per farli, & delle statue dibaſſo rilieuo, & de
le pitture con che s’addornanole mura. Cap. IX.

IN tutte le corteccie biſogna almanco tre ſorti di intonichi, il primo ſi chia-
ma rinzaffare, & l’officio ſuo è di attaccarſi ſtrettiſsimo a le mura, & reg-
gere bene ſopra di ſe poi gli altri duoi Intonichi. Lo officio de lo ultimo
Intonico, è il pulimento, i colori, & i lineamenti che rendono l’opera gra-
tioſa, l’officio de lo Intonico di mezo, che hoggi dì ſi chiama arricchiare, è
di rimediare che nè il primo nè l’ultimo intonico non faccino difetto alcu-
no. # I difetti ſon queſti, ſe li duoi ultimi, cioè lo arricciato, & lo Intonico
faranno acerbi, & per modo di dire mordaci dele mura, ſi come ſi appartie-

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