Infatti un gran numero d’articoli di quei libri, che si hanno
per Diarj dell’Accademia, in non poche delle loro parti sono tali da
far credere che spesso gli Accademici, occupati attivamente ed at
tentamente intorno all’esperienze , incaricassero di descriver que
ste e registrarne i risultati alcuno degl’ inservienti, o altra persona
idiota.
Per la quale ultima ragione in specie, quei Diarj sono tali nel
loro insieme da persuadere che quanto è importante per la storia
dell’Accademia e di quanto essa operò per il progresso delle
scienze naturali conservarli nella loro integrità ed originalità, al
trettanto potrebbe (almeno presso i lettori meno saggi e meno
discreti ) nuocere alla fama ed al merito dell’ Accademia e degli
Accademici il pubblicarli tali quali.
Essendo gli Accademici in un certo numero, tutti animati da
vivissimo desiderio di cercare la verità nelle cose naturali per la
via dell’esperienza, egli è da credere, ed il Diario l’attesta, che
ciascuno di essi ne immaginasse e proponesse alcune, cosicché ne
venissero in campo molte , e tali che differissero fra loro, alcune
anche stranamente, sia per il soggetto, sia per l’importanza, tro
vandosi spesso che, anche in uno stesso giorno, furono intraprese
o continuate esperienze di grande interesse, ed altre non solo poco
importanti, ma che si direbbero frivole, non degne degli uomini
sommi che scendevano ad occuparsene, e dei quali alcuno potrebbe
maravigliarsi che vi perdessero il tempo e le cure, quasi dubitas
sero dei risultati che poco sapere e poco senno bastavano a pre
sagire.
Ma egli è da considerare che al tempo in cui sorse l’Accademia
del Cimento tutte le scuole, tutte le menti erano sotto il giogo dei
Peripatetici, per i quali l’autorità di nomi venerati era solà norma
ed argomento di ragione e di verità.
E poiché essa Accademia era appunto ordinata a scuotere e
spezzare quel giogo, non già opponendo autorità ad autorità, opi
nioni ad opinioni, ma cercando il vero per la sola via che può
condurre ad esso, segnata già e battuta con tanto successo e con
tanta gloria dall’immortal Galileo, la via cioè dell’esperienza, a