Full text: Lib. III (3)

LIBRO III. 
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ciottesima parte e mezzo (1), e a seconda del¬ 
l' abaco in tutte le quattro parti delle volute dal¬ 
l'estremità del listello dell' abaco stesso si calino 
le linee nominate cateti (2). Allora si divida la 
parti e mezzo, o meglio in parti 19, tre delle quali rappre¬ 
sentate da Ne formeranno l’altezza dell’ abaco, e le sedici ri¬ 
manenti costitueranno l’altezza della voluta. Di queste sedi¬ 
ci parti, che restano al disotto dell'abaco, se ne prendano 
nove, e dal punto ove termina la nona si segni il centro d'un 
circolo che abbia per raggio una delle diciannove parti; pel 
qual centro si guiderà la uzp perpendicolare al cateto. Que¬ 
sto cerchio chiamasi l'occhio della voluta. Allora incomin¬ 
ciando a descrivere la curva dalla sommità dell'altezza del¬ 
la voluta, cioè sotto l'abaco, nella formazione di ciascun qua¬ 
drante si diminuisca il raggio dell'occhio, finchè si ritorni nel 
quadrante che sta sotto l'abaco. Il modo, con cui debbasi 
intendere questa costruzione, si vegga nella Giunta IV. 
(1) Reça meraviglia, dice il Poleni, in vedere quanto dis¬ 
cordi andarono gli autori nell'esporre questo passo di Vi¬ 
truvio. Il Perrault osserva che l'Alberti, il Palladio, il de 
Lorme, il Barrozzi, il Goldmann dall'estremità dell' abaco si 
sono ritirati soltanto di una diciottesima parte, trascurando l'al¬ 
tra metà, che v'aggiunge il nostro autore; che se il Serlio 
segui la regola vitruviana, vi risultò un abaco che presenta¬ 
va uno sporto enorme; e che lo Scamozzi nel determinare 
lo sporto dell'abaco per nulla si attiene al testo vitruviano. 
Soggiunge poi che il Barbaro tentò di spiegare questo pas¬ 
so in un modo strano (nel qual modo però noi osserviamo 
convenire anche lo Scamozzi, quando espone il metodo del 
nostro autore), ed è di riguardare la voce latina duodevigesi¬ 
ma come una voce composta e significante due delle venti 
parti. Lo stesso Perrault poi ritiene che sia il testo corrotto, 
e che si debba leggere duodecima in luogo di duodevigesi¬ 
ma. Il Poleni però, esaminate queste opinioni, non le trova 
di alcun peso, e lungi dal sembrargli enorme lo sporto del¬ 
l'abaco non eccedente la sua altezza, ritiene la lezione co¬ 
mune, venendo in ciò sostenuto dal pensamento del Serlio 
e del Salviati. 
(2) Il Perrault rimprovera a Vitruvio di usare cateti nel 
numero del più, quando si tratta di un cateto soltanto; ed il 
Poleni soggiunge che questa negligenza ha spesso rese oscu¬ 
re le prescrizioni nel nostro autore. Noi però con pace di 
quei rispettabili dotti, osserviamo che questo non era il pas¬
	        
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