LIBRO III.
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4o. Le grossezze poi (1) di que' gradi reputo
che debbano limnitarsi in modo che non crescano
di dieci dita, ne' calin di nove (2), perché grève
non sia la salita. I piani de gradi poi (3) non si
(1) Queste dimensioni, come tutte le misure antiche, mos¬
sero sempre difficoltà a potersi determinare con esatta cor¬
rispondenza alle nostre. La maggior parte però degl'inter¬
preti, ritenendo che le voci vitruviane esprimano le misure
da noi date nella versione, s'accordano nell'osservare una gran¬
de diversitä fra le proporzioni dei gradini antichi, e quelle
dei moderni; osservazione che proviene dal non por men¬
te che le scale dagli antichi si usavano nei tempj, nei teatri,
nelle terme, ove si richiedeva più la maestà che la comodi¬
tà, rappresentando i gradini specialmente der tempj, di cur
parla qui il nostro autore, pluttosto tante fosse a guisa di
plinti, che formano il basamento sopra cui si eleva il gran¬
de e magnifico edifizio, che una scala fatta per comodamen-
te salire, come giustamente riffette il Profess. Marvuglia di
Palermo. Noi non ci tratterremo a decifrare le quistioni sul¬
l'esattezza delle dimensioni antiche. Invece parleremo diffu¬
samente sulla formazione delle scale, quando si trattera de¬
gli edifiaj privati. Molti però fra gli antichi edifizj si riscon¬
trano, in cui le gradinate corrispondono poco più poco me¬
no alle dimensioni vitruviane, la qual piccola diversità non
deve attribuirsi a variazione nella regola; tali sono il tem¬
pio di Vesta a Tivoli, la colonna Trajana, l'Antonina, il tea-
tro Adriano presso Tivoli, una scala nel circo di Caracalla
e molte altre misurate dall'Ortiz in antichi edifizj ed in va¬
ri sepolcri. I gradini greci poi, come si riscontrano nei tem¬
pi di Pesto, d'Agrigento e d'Atene, erano ancora piu alti di
quanto viene da Vitruvio prescritto.
(2) Dita traducono il Barb. ed il Rusconi.
(3) Il Perrault occupato, come osserva l'Ortiz, nel voler
adattare le misure antiche alle moderne, veggendo che la pe¬
data di questi gradi era molto maggiore di quella che s'usa
presentemente, suppose che qui Vitruvio non volesse indica¬
re la larghezza medesima, ma bensi la larghezza di quelle
piccole aree, che si chiamano volgarmente riposi o ripiant.
Ma s'ingannò l'architetto Francese, si perchè Vitruvio, a chi
vi pon mente, parla della larghezza dei gradini, come per¬
ché i molti tempj, che vi rimangono, offrono gradini d' una
pedata corrispondente a quella qui stabilita, e ad esempio si
potrebbero citare col Poleni quello di Antonino e Faustina,
quello della Fortuna virile, il Panteon, e molti altri. L'Or¬