LIBRO III.
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questi edifizj compariscono pesanti (1), goffi, bas¬
si, slargati ; ed hanno i frontispizi ornati di figu¬
re di terra cotta o di bronzo dorato, secondo il
costume Toscano, come si vede, nel circo massi¬
mo il tempio di Cerere, il Pompejano di Erco¬
le e quello del Campidoglio.
28. Ora poi renderò ragione dell' Eustilo (2),
ch' è il migliore di tutti, e che porta con sè le
ne della loro lunghezza. Questa ragione, dice il Canina, ha
fatto si che non ci sieno rimasti esempj presso i Greci di si¬
mili costruzioni.
(1) La voce latina varicae che, secondo il Poleni, deriva da
varicus, aggiunto di quello che allarga molto il passo, come lo
usa Ovidio nella sua Arte d'amare Lib. III. v. 503, si è con¬
servata nel friulano varc, e nella voce varco di altre provin¬
cie Venete, esprimente la misura che si ottiene allargando il
passo per quanto si può. Lo Stratico però sta per l'opinio¬
ne di farlo derivare dalla voce greca ßapûg, che significa pe¬
sante, chiamandosi appunto comunemente pesante o tozzo un
edifizio all'opposto di leggero, soelto, il che dipende per la mas¬
sima parte dal rapporto, che passa fra l'altezza e la larghezza.
(2) Questa specie viene dall' Alberti chiamata venustam,
corrispondentemente al significato della voce greca. Veggasi
la fig. 5. Tav. XV. Tutti convengono, che la condizione di
fare l'intercolunnio di mezzo tanto nel pronao, che nel po¬
stico tre quarti di diametro più largo dei laterali, sia propria
soltanto dei tempj che abbfano piccole dimensioni, come ap¬
punto era quello di Bacco a Teo, qui citato da Vitruvio; poi¬
chè si deve ragionevolmente supporre che ciò sia stato pra¬
ticato a fine di rendere l'ingresso più comodo, del che non
era d'uopo in un tempio grandioso. Fra i tempj greci, oltre
a questo di Bacco, viene dal Canina citato, siccome avente
l'intercolunnio di mezzo tre quarti di diametro maggiore de¬
gli altri, quello di Diana in Magnesia (Tav. XI.); ma i la¬
terali però anzichè essere, come vuole Vitruvio, di due dia¬
metri e un quarto, sono minori dei due diametri, sicchè l'in¬
termedio viene ad essere circa di due diametri e un terzo.
L’architetto però del tempio Jonico sull'Ilisso (Tav. VI. e VII.),
benchè abbia fatti gl'intercolunnj di due diametri e un quar
to, pure li conservò tutti eguali a fronte della picciolezza