CAPO VIII.
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sto rischio, nel vuoto lasciato in mezzo fra l'uno
e l' altro lato (1), internamente si costruiscano
pareti di due piedi con sasso rosso quadrato,
terra cotta, o pietre ordinarie, e sieno collegate
le fronti con uncini di ferro (2) e con piombo.
In tal modo, non alla rinfusa, ma ordinatamente
fatta la fabbrica, potrà lunghissimamente durare
senza difetto: perchè i letti e le commessure com¬
baciando fra loro ed assicurate dai legamenti non
affaticheranno il muro e non permetteranno che
i lati l'un con l'altro connessi rovinino.
33. Perciò non è da spregiarsi la struttura
de' Greci, i quali non usano di fare la polita di
molle cemento, ma quando si dipartono dalla qua¬
drata adoprano selce, o altra pietra ordinaria; e cosi,
lavorando il muro come si fa coi mattoni, colleganc
con alterni corsi le commessure, e impartono eterna
fermezza alle fabbriche. Queste poi si costruiscono in
due maniere ; l'una che si dice isodoma (3), l'altra
(1) E questo il senso che noi, giusta il pensare de' recen¬
ti migliori interpreti, abbiamo dato alla parola orthostatas
dell'originale: perchè la voce nel primo suo significato vale
cose o oggetti posti ritti, di qualunque siensi materia. Inve¬
ce di fra l'uno e l'altro lato potrebbe anco tradursi fra
l'una e l' altra faccia.
(2) In veneziano arpesi.
(3) Molti interpreti andarono cercando argomenti ed éti¬
mologie per ispiegare la forma di questo muro, senza badare
forse a ciò che soggiunge Vitruvio, cioè esser quella in cui
i filari delle pietre sono di eguale grossezza. Un esempio di
questo muro si vede nella Tav. II. fig. 3, e chi amasse ve¬
derlo nei monumenti osservi la Tav. IV. in cui si dà il fian¬
co a Settentrione del tempio di Eretteo, del quale si parlò nel
Lib. I. pag. 41. ove si diede la sua pianta unita a quelle
degli altri due tempj attigui, l'uno di Minerva Poliade, e l'al¬