LIBRO II.
20
generi per la loro leggerezza sono saldi senza es¬
ser pesanti nel lavoro, e facilmente si ammassano.
14. Sono da formarsi nelle stagioni di prima¬
vera o d’autunno (1), affinchè lentamente si sec¬
chino. Onde quelli che si fanno nel solstizio di¬
ventano difettosi, perchè il sole percuotendo vi¬
vamente la prima corteccia (2), ne avviene che
al di fuori si veggano abbrustolati, mentre l'in¬
terno è ancor umido; e quando poi nel seccarsi
si contrae, spezza le pareti già secche, dimodo¬
chè cosi screpolati riescono senza sodezza. Saran¬
no poi utilissimi fatti due anni avanti, perche
prima di quel tempo non possono ben bene sec¬
carsi.
15. Perciò quando sono posti in lavoro recen¬
ti e non aridi, e tiratavi sopra l'intonacatura ri¬
mangono rigidamente indurati; essi cedendo non
seguitarono, si potè precisamente determinarne la natura. Ta¬
luni vollero che fosse una specie di sabbia, le cui particelle
avessero un volume maggiore delle ordinarie; ma come mai
può ritenersi che da siffatta sabbia si potesse aver pasta atta à
formarvi mattoni? La ragione quindi vuole, che, se non si
può riconoscere quale specie di terra voglia Vitruvio indica¬
re çon quelle voci, si abbia almeno da supporla del genere
delle argille, le quali sole possono servire all'oggetto, per cui
la nomina. Il sabbione mischio del Rusconi è forse quel sa¬
bione grigio, che nei colli trevigiani si vede sotto la sem¬
bianza di quella creta cinericcia, che chiamasi volgarmente
leza.
(1) Il Palladio nel Lib. VI. c. 12. prescrive che i mattoni si
abbiano a fare nel mese di maggio, di creta ridotta alla mas¬
sima pastosità, frammista a paglia, macerata per lungo tem-
po, e posta nella forma stabilita da lui, di due piedi di lun¬
ghezza, uno di larghezza, ed alta la terza parte di un piede.
(2) Barb. coperta superfiziale.