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dasse l'istesso in quelle parti; raccogliendosi da ciò il riconoscersi, da Costantino, che le riceuute gratie dal solo grande Iddio gli erano state concedute, e che hauendo perciò la volontà molto stimolata da gli oblighi, gli conueniua lo andar cercando con l'animo suo grato, de'modi, onde apparisse la riuerente sua diuotione verso vn tanto benefattore: la onde si diede al fabricare delle Chiese, & ad arricchirle di ornamenti, e di rendite, & ad honorare, e fauorire sopra tutti li Sacerdoti Christiani, e ministri del culto Diuino, concedendo loro delle facoltà, delle gratie, e de gli honori ben grandi. Ma la fortuna, che lungo tempo non lascia tranquille le cose humane, concorse ben presto a mescolare simil felicità co'l timore di alcuni Popoli solleuati nella Germania; a'quali oppostosi Costantino di persona, li raffrenò e in meno di vn'anno, nascendogli dalla guerra la vittoria, si stabilì l'Imperio in modo, che non valse dapoi, alcuna forza di genti esterne per crollarlo. Disprezzò, con dispiacere de'Gentili, i giuochi Secolari, che a suo tempo doueano celebrarsi, essendo scorsi cent'anni da quelli, che imperando i Filippi, furono rappresentati. Donò a Papa Melciade, Pontefice de'Cristiani, vna commoda habitatione, per lui nel Laterano, e gli fece molti honori; e celebratosi in Roma il Concilio detto Romano, si rallegrò della verità Cattolica in esso publicata, approuando etiandio la condannagione seguita de gli Heretici Donatisti. Correndo il suo Decennale, creò Cesari Crispo, e Costantino suoi figliuoli, l'vno nato di Mineruina, e l'altro di Fausta; e nel celebrare cotal festa, non sacrificò altrimeute a gl'Idoli, secondo il costume de'suoi antecessori: ma al solo Iddio de'Cristiani volle indrizzare le sue preghiere, e molti aiuti prestò, in tale occorrenza, a'poueri. Parue, che con la dichiaratione de'due Cesari, fortificandosi la successione dell'Imperio nel sangue di Costantino, Roma douesse lungamente gioire, & esser'eterna. Così ne'Voti XV. sciolti dal medesimo Costantino apparisce la felicità di Roma nella medaglia con
14. testa coperta di celata, e lettere: IMP. CONSTANTINVS AVG. e Roma sedente, sopral'armi con elmo in capo, sostiene con la sinistra mano vno scudo, entro il quale si vede scritto VOT. XV, & nel dintorno: ROMAE AFTERNAE. P.R.
Ma con testa armata, e lettere simili v'è vn altra medaglia, che con maggior chiarezza và dimostrando il segnale de'Voti Decennali suddetti, e con essi la memoria delle vittorie conseguite
16. guite fino a quel tempo da Costantino. Veggonsi però nel rouescio due Vittorie, che sostengono sopra d'vn Ara lo scudo, in cui stà scritto: VOT. X. R. e d'intorno; VICTORIAE LAEtae. PRIN. PERP.
Proibì Costantino alli Giudei, che alcun male non facessero a'figliuoli, che di esser Cristiani si disponeuano; onde quelli rebellati, espugnò, e volle, come afferma Michele Mauclero, che'l segnale della rebellione portasse ciascuno con sè, facendo lor tagliare l'vna delle orecchie. Simili buoni effetti, in prò del Cristianesimo, furono prodotti nella pia mente dell'Imperadore dalle singolari gratie fatteglie da Dio; & insieme dall'animò religioso, e santo della madre di lui Elena, che esso, e Costanza, la sorella maritata in Licinio, andò sempre nella Cattolica fede instruendo. Ma Licinio, che si era trasferito nell'Oriente, volendo la impietà sua manifestare, dimenticato della fede, che serbar doueua a Costantino; si diede con rabbiosa cura a perseguitare, & a far perire i Cristiani: nè valendo, per rimouernelo, l'esortationi benigne dell'Imperadore: fù la humanità di questo irritata, contra di lui in modo, che tratto fuori l'esercito; e munitolo del segno della Santa Croce, si trasferì a combatterlo. Il che vdito dall'auuersario, e sacrificato a'suoi falsi Dei, e da essi fatto certo della vittoria, mosse contra il Cognato le genti: ma ben tosto delle inganneuoli promesse de gl'Idoli si trouò deluso; peroche appresso Cibala nella Pannonia, prese la fuga, & ingrosatosi poscia d'altro esercito nella Tracia, anche colà fù vinto: nè restando la pietà di Costantino di auanzarsi verso di lui non pur gli concedette la pace, ma il Consolato, in compagnia di Crispo. Il qual beneficio, che più doueua risplendere appresso Licinio, che minore era il merito di riceuerlo, fù reso dalla peruersa natura di esso affatto infruttuoso; peroche confermate nel suo sinistramente operare, conuenne a Costantino il pensar di raffrenarlo co'l castigo là, doue il beneficarlo non era. valeuole, per tenerlo in fede; & assediatolo in Bizantio, di doue si fuggi con Martiano da luichiamato Cesare, raggiunto in Nicomedia; e spogliato dell'Insegne Imperiali lo confinò in, Tessalonica: ma nè quiui acchetandosi, fù infine co'l suddetto Martiano vcciso. Simili vittorie fauorite con euidenti segni da Dio, persuasero il buono Imperadore di volger l'animo al ristorare le cose de'Cristiani anche nell'Oriente; e molti ordini, e salutiferi, per tal conto, vi lasciò.