854.
morirono (come si legge) centocinquanta mila persone, tra le quali ve ne furono venti tre Consolari, sette Pretorie, e vinti Senatorie. All'ultimo Silla poi, deposta la Dittatura, fece vna vita molto priuata, e doppo tanta strage di cittadini, visse securo in Roma parecchi anni; uscendo alle volte accompagnato da alcuni pochi, ò serui, ò liberti suoi; & alle volte solo, cosa marauigliosa à pensare, non che à dirla; finalmente egli mori di una ischifa e strana infirmita, percioche se'l mangiorono viuo i pedocchi, che gli vsciuano in gran quantita da ogni parte del corpo. Onde C. Cesare poi, che non depose mai la sua Dittatura, si soleua far beffe di Silla, che l'haueße deposta. da che soleua anco dire. che Silla non haueua saputo lettere. Questo Silla fù chiamato Felice. Di tal guerra Ciuile Sillana scriuono Appiano, Plutarco, Velleio, l'Epitome, il Biondo, & altri. Quei trofei dal riuerso della moneta, mostrano, che essa fosse battuta in Roma, in tempo, che la parte di Silla era vittoriosa, in questa guerra Ciuille. La testa di Venere, col fanciullo Cupido alato dirimpetto, non saprei dire à che fine fosse dall'un de'lati signata, se non per la ragione, che ancora nelle altre monete consulari, si veggono tutte le altre Deità signate. Ma in proposito di quell'edificio, ouer palazzo in Campo Martio, chiamato Villa publica, doue si gran numero di cittadini, che s'erano arresi a Silla, furono cosi empiamente tagliati à pezzi, io dirò di hauer veduta un'altra moneta in argento, che ha da una parte la testa velata della Dea Concordia, con tale iscrittione intorno.
P. FONVEIVS CAPIDO. III. VIR. CONCORDIA
. Ha per riuerso vn bello edificio, con quattro portichi di sotto, con queste lettere intorno.
IMP. T. DIDI. VIL. PVB
. cioè Villa Publica. Il quale edificio è il simolacro di questo palazzo sopra Campo Martio, la qual moneta potrebbe essere stata battuta l'anno
660.
in tempo che T. Didio fù Capitano in Hispagna contra i Celtiberi, dei quali egli hebbe vittoria. P. Fonteio Capitone fù il Triumuiro Monetale, che battè la fudetta moneta.
LA MONETA
in argento di M. Tullio Decula, ha da vna parte vna testa capilata, con poca barba, con la benda regale in testa, con tale iscrittione d'intorno
SE VI. DECVLA
. Ha per riuerso vn cauallo, con vna figura in piedi che lo tiene à mano, intorno al quale leggonsi queste lettere
M. T VLLIVS. M.F
. Questa moneta fu battuta in Roma, l'anno della città Dclxxij. sotto il Consolato di M. Iulio Decula, che fù collega di Cn. Dolabella, conciosia, che scriua Appiano, che Sulla Dittatore, accioche la Republica ritenesse vna certa spetie dell'antica dignità, permise che si creassero Consoli M. Tullio Decula, & Cn. Cornelio Dolabella; & che esso al costume de i Rè sedette sopra quelli. Di questi Consoli à Delabella toccò in sorte la Prouincia della Macedonia, della quale egli poi trionfò. Ma quella testa dal l'vn de lati, con la benda reale con iscrittione sotto
SERVI
. è la imagine di Seruìo Tullio sesto Re de Romani, percioche volle in tal moneta questo Consolo mostrare l'origine e la nobità della sua famiglia, discesa da Seruio Tullio Rè de Romani, si come in altre monete habbiamo spiegato. La figura, che tiene il cauallo à mano dal riuerso, potrebbe essere di detto Consolo M. Tullio.