Full text: Erizzo, Sebastiano: DISCORSO DI M. SEBASTIANO ERIZZO. Sopra le Medaglie de gli Antichi.

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fosse stata moneta, come credono costoro, gia si haueria presupposto, senza porre altre note di lettere sopra la medaglia, che il Principe potesse batter moneta, come tutti da se poteuano, essendo Principi. Ma queste note ci dimostrano altra cosa estraordinaria. Io ho uedute tai lettere in alquante medaglie, & fra le altre nella medaglia di Augusto bellissima, di bel metallo Corinthio; In quella bella medaglia di Claudio, che ha l'arco trionfale da una parte; & in vn'altra medaglia etiandio del padre di esso Claudio in vnbel metallo Corinthio, che par di fin'oro, il quale pur si sa, che non fu Imperadore, & per ciò non haueria hauuto l'autorità di far batter monete. Et di più in una medaglia di Corinthio di Agrippina, che ha dal l'altro lato sopra le due lettere S.C . segnate le medesime note. La qual medaglia tanto maggiormente noi possiamo vedere, che non fosse moneta, quanto che era di donna. Ma la verità è, che, secondo che si concedeua dal popolo Romano di poter battere vna medaglia à particolar'onore di alcuno, ouero à gloria, & veneratione dei loro Principi, ouer di altri parenti del Principe, così in alcune medaglie di questi si coniauano queste note di lettere N. C. A. P. R . Leggono alcuni ignoranti, & approuano, queste due prime lettere N. C . Non concessa, che sarebbe in tutto contrario al S. C . che chiaro ci mostra la licentia del Senato, che fosse la medaglia battuta, & tanto piu sarebbe sconueneuole, vedendosi quel sigillo delle medesime lettere non solo in Agrippina, ma in Augusto, in Claudio, & in altri Cesari. Di tale licenza in Roma, di publicarsi le imagini, Dione istorico nel lib. 60. in Claudio fa mentione con tai parole, parlando di esso Claudio.
    Quoniam quidem vero vrbs imaginibus replebatur (licebat enim omnibus qui vellent pictura, aere, lapideque suam effigiem publicare) plorasque earum loco mouit Claudius, interdicto ne quis in posterum priuatus iniussu senatus hoc ageret, nisi quis opus aliquod edificasset aut refecisset, his ac eorum cognatis permittebat, vtijs in locis memoriam sui ponerent. Onde noi veggiamo, che non era così concesso à tutti il publicare le loro imagini in pittura, ò in statue, ouer'in medaglie, senza espressa licenza del Senato; & che almeno fu prouisto da Claudio, à cui ciò grandemente spiaceua, da questo tempo innanzi à cotale disordine & licenza, di potersi ciascheduno publicare nelle sue imagini. Et se tutte le medaglie erano monete battute, regnante il Principe, ond'è adunque, che permetteuano essi Principi, che viuendo loro non solo si potessero battere le medaglie di quegli, che erano ancora Cesari, & non Imperadori, ouer che non furono mai Imperadori, ma solo Cesari, ma ancora di molte donne, & quasi tutte, di molti altri suoi parenti, ouero di alcune persone particulari illustri, ò Capitani, ò fauoriti di essi Principi, come noi vediamo in tante medaglie di argento, & di metallo? Et per qual cagione gli Imperadori di quei tempi faceuano restituire le medaglie in rame de gli Imperadori dauanti, stati già molti anni, per spẽderle per monete? come si vede nelle medaglie grandi di Augusto in rame constituite da Nerua, & in altre ancora; conciosia cosa, che tali licenza sarebbe più tosto stata uno scorno, che onore del Principe; che uiuendo lui, potessero gli altri hauer moneta della loro effigie battuta, nõ potẽdosi, nè douẽdosi cõcedere questa autorità ad altri, che al Principe solo del paese. Il che non pur gli Imperadori Romani, che furono monarchi del mondo, nõ haurebbono permesso, ma niuno picciolo Principe della età nostra
D 4 nel

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