DEL
VASAR
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e malfattori. Molti esempi potrei ridurre alla vostra memoria, che legge-
te spesso le storie; ma mi basta solo accennare, a che cammino vanno i
miei pensieri, e però lascerò di ragionare di Spartanio gladiatore, il qua-
le adunati molti altri simili a se, tutti ladri, e malfattori, su per met-
ter sottosopra il Senato di Roma. Ma venghiamo ad Anteo figliuolo del-
la terra, che è la bugia, nata di essa terra, scoppiata dalla verità na-
ta di Giove in cielo; la quale dalla sua chiarezza mostra le tenebre, in
che sono i bugiardi, che per virtù di chi ministra la giustizia se li fa esa¬
lar lo spirito. Tanto interviene Signor Principe nella fraude, in figura
di Nesso Centauro, che sotto le lusinghe menò via la moglie d’Erco-
le, la quale è l’anima de'gran Principi, che ingannata dalle lusinghe, e
piaceri, e ricchezze terrene, se non è vinta dalla virtù d’Ercole, che
con l’arco della ragione tirando la freccia dello intelletto nella fortezza
dell' animo suo rimane oppressa, la medesima virtù vince, e spezza
poi le corna alle forze grandi dell' orgoglioso toro, facendone empière il
corno secco, pieno di frutti virtuosi. Ma della Vittoria de’ Centauri che
diremo? quello che fu detto di Trajano Imperadore, che di continuo
combattè con la malvagità de gli uomini, e alla fine ne riportò vit-
toria. I mostri, e i Centauri altro non sono, che la varietà di tan-
ti uomini viziosi, che di continuo anno combattuto con la vita del
Duca noſtro, il quale tutti gli ha oppressi, e estinti nel medesimo mo¬
do; siccome Ercole vinse il porco cignale, e si difese dalla voracità
rapina, e puzzo dell' arpie, cosi il Duca nostro potette resistere a’ buf-
foni, parassiti, ingordi, rapaci, insolenti, e mordaci. Ora, Signor
Principe mio, è oggimai da mettère i termini delle colonne di Erco-
le al mare Oceano, per non passare più oltre ancor noi con l’ isto-
rie , ma si bene co termini della vita virtuosa mettere le colonne del
buono esempio per ajutare, e reggere, come Ercole, la palla del mon-
do, posta in sulle spalle a Atlante, il quale non è altro, che l’ajuto
de' Principi nel governo loro, fatti simili a Dio nella pietà, nella cle-
menza, nella giustizia, e nelle altre virtù, le quali membra fortissime
sostengono la palla del mondo, che sarà ora in V. E. lo ajuto, che
darete al Duca nostro nel governo di questo Stato, acciò quando sa-
rà stracco da'pensieri, e dalle fatiche, voi con la provvidenza, e con
la temperanza, e con l'altre virtù onorate metterete le spalle sotto il
peso de’ negozj, per levargliene da dosso, acciò e egli, e i servitori
vostri, e’ sudditi vedendo tal virtuosa successione e si rallegrino, e vi
lodino, e esaltino sopra il valor d’Ercole il Padre vostro, il quale
non si anneghitti, talchè Dejanira, cioè le cose terrene, lo potessero
ingannare; preparò egli bene il rogo, e l’ alta catasta delle legne
cioè la lode, che come ombra seguette le sue valorose azioni, che
poscia glorioso lo condurrà fino al Cielo. E qui Signor Principe mio
finisco le fatiche di Ercole, e le mie insieme del ragionare.
P. lo non so, Giorgio, il più bello fine, che io mi avessi voluto di
questo; certo ch'io resto satisfatto da voi Sl delle pitture, si delle in-
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