DEL
ASARI.
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G. Questo primo è il Cardona, che parla col Padula.
Questi è colui, che su per non far seguire lo effetto del ritorno de' Me-
dici, quando gli Ambasciadori Fiorentini la seconda volta mandati dal po-
polo, e da Piero Soderini con tante offerte, e condizioni larghe, e’ fu per
esser corrotto dallo appetito della cupidigia, e dall'avarizia, se non era il
Padula, e il Legato, che lo temperarono con molti altri Signori, che mo-
strarono, che si doveva per molte ragioni opprimere la parte Franzese, e
che sendo i Medici stati cacciati da loro, non si scorderiano mai per tem-
po nessuno il benefizio fatto da lui nella amicizia, e gratitudine ricevuta
da loro rimettendogli in casa; ma chi è quegli, che è allato al Cardona di
qua con quella barba bianca:
G. Signore, questo è il Signore Andrea Caraffa Napoletano, molto affeziona-
to a' Medici; allato a esso abbiam fatto Franciotto Orsino, e Niccolò Vi-
telli, che è quel giovane allatogli in proffilo; e gli altri sono le genti loro
de’ Pepoli, e degli altri capi, che accompagnano il Legato.
P. Questi Cittadini, che lo incontrano, sapete chi e' sieno?
G. Signor si, l'uno è Giovambattista Ridolsi, che è quello del mantello pao.
nazzo, che volta a noi le spalle, che su fatto poi dal Legato de’ Medici
primo Gonfaloniere della Città; gli altri sono diversi Cittadini amici di ca-
ſa, che si rallegrano vedendo ritornato nella patria loro la base, e la fer-
mezza di questo paese, e al popolo l'abbondanza. Quivi è anche concorso
di donne a vedere, e di putti in segno di letizia: sulla porta della Città
è comparso con molti a cavallo Messer Cosimo de’ Pazzi Arcivescovo di
Firenze, che prima andò a incontrare il Magnifico Giuliano fratello del
Legato; vedete ch'egli esce appunto fuor della porta?
P. Ogni cosa sta bene; ma questa figura grande ignuda qua innanzi alla sto-
ria, che sta in quella attitudine stravolta, e questa giovanetta adorna di
fiori in testa, che gli mette in capo quella corona d’oro piena di gioje, e
di perle, ditemi, che significato sia il suo?
G. Questo è il fiume d'Arno, che posa il braccio manco sopra la testa di quel
Leone, ed ha quel corno pieno di fiori fatto, e figurato per l'abbondanza
del paese, e quel remo in mano, perchè si naviga con legni assai grandi
dalla foce dove entra in mare fino a Pisa, e poi con scafe, e navicelli si-
no a Firenze; e quella femmina, che dice V. E., è Flora, la quale gli met-
te in capo il mazzocchio Ducale dimostrando, che da questa tornata di
Giovanni Cardinale de' Medici si stabili per la grandezza sua il fondamen-
to vero del governo di questa Città nella casa de’Medici.
P. Certamente che questo fatto fu gran principio della grandezza di casa
nostra, ed è anche notabile per la liberalità, che usò il Legato de’ Medici
in rimunerare i Capitani, e i Soldati con doni onorati per si rilevato
benefizio di averlo rimesso con i suoi in casa, accompagnando questo ne-
gozio con uffizii amorevoli di parole, e di obbligazione perpetua, oltre al
le offerte, e le cortesie de' premii donati loro. Chiamando poi il popolo, e
i cittadini in questo loro ritorno armati in piazza a parlamento, secondo
l'ordine vecchio, si elessero que' quindici cittadini, che sapete, nobilissimi
e amici de' Medici, e appresso i sessanta in compagnia loro, i quali rifor-
marono lo Stato.
G. Tut-