ISTORIA
218
ora di dover fare miracoli. Vedi quanto per la co-
lui tradigione siamo affieboliti, tanto sono gli Fio-
rentini ringalluzzatisi. Non piaccia a Dio nò, che ci
vengano a battagliare dalla parte, onde hanno cosi
malmenate le mura, siccome ne temo, perocchè se
loro per di quivi ci danno l'assalto, noi non possia-
mo mai resistergli, rispetto alle mura atterrate, e in¬
tronate, e la gente scoraggita; e se questo segue,
che Dio non voglia, buono per chi a quel tratto vi
morisse; so bene io quali sequele avvengano in le
Terre a forza prese, e quel che per gli malvagi soldati
si operi. Niuno creda, che me lo timore della mor-
te sgomenti, che troppo ormai son vissuto, ma lo
peso, e la isperienza mi tira a questo con mio af-
fanno mostrarti. Credi, credi a questi bianchi capel¬
li, che noi non aviamo più scampo, e sarà sempre
reputato saggio colui, che nella mala parata si tem¬
poreggia. E lodevole negli arditi, e forti uomini
azzardare tal siata la vita sua per onore riportarne;
ma noi stando cosi pertinaci avventuriamo con le
mogli, e figliuoli la propria patria nostra, per per¬
der con ella il tutto, e non altro che perpetua in-
famia aquistare, perocchè non franchezza nè gene
rosità, ma temeraria ostinazione sarà la nostra dagli
posteri reputata. Deputiamo adunque alcuni a udire
le condizioni da' Fiorentini offerteci, e con quelle
capitolando procurare ogni nostro maggiore vantag
gio, e s' elle ci paiono troppo servili, ricusiamole,
e allotta come disperati moiamo tutti. Ma s'elle fus¬
sero oneste, perchè vogliamo noi con tal dannag
gio, e brobbio incorrere in cotale fallanza contro
noi stessi? Non fia molto meglio cedere al tempo, ed
alla fortuna, giacchè scampar più non puossi, e sal-
vare queste mura, e questi popoli a miglior sorte
che per folle ostinazione perdere in questo giorno
con