234 COLLINA DI VOLTERRA.
Arpino, il quale si scarica nell' Era. E' stato più vol-
te tentato di riunire in un solo fonte tutti questi
gemitivi, ed acquitrini, affinchè incanalati non fa-
cessero tanto guasto; ma non è riuscito, atteso che
il terreno è troppo sciolto e floscio, o sia non uni¬
to insieme da alcun vincolo lapideo, e perciò inzup-
pa, e trattiene moltissimo tempo l'umidità; il caso
oggimai è troppo disperato, e queste rosure ande-
ranno sempre irrimediabilmente crescendo.
Riflessioni sulla formazione delle Colline.
Oi ſappiamo preſſo a poco quanto a memoria
N
d'uomini è stato roso questo Monte, e su que-
sto dato, la mattina de' 4. Novembre che mi trat-
tenni alquanto sopra del Maschio della Fortezza
mi venne voglia di tirare a indovinare quello che
era seguito in tempi assai lontani. Sia sogno, sia paz¬
zía quanto si vuole, la voglio dire in ogni modo.
Io mi figurai adunque, che nella Vallata formata
dalle pendici de' Monti di Camporena, del Cornocchio,
di Gerfalco, di Monte Ruffoli, di Monte Neo, della
Castellina, di Pietra Cassa, e di Montevaso, si scari-
casse una volta qualche acqua fluente torbida, sic-
chè in lunghissimo tempo riempiesse di fangaccio
e creta la parte più bassa del vallone, e la più alta
di rena distribuita in innumerabili strati orizontali,
che arrivassero da una parte all' altra: molti di que-
ſti ſtrati coll' immaginazione gli feci prestissimo im¬
pietrire, o totalmente, o a luogo a laogo insieme
coi corpi organici marini, che vi aveva fatto na¬
ſcere e restare dentro sepolti. Dipoi siccome non
mi costava altro che fantasía, deviai il corso dell'ac¬
qua torbida da questo vallone, e le diedi altro non
io quale scolo e declive; sicchè il vallone mi restò
tut¬