L'Antichita di Roma.
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CAP. LXIV.
Dell essercito Romano di terra & di mare, &
loro insegne.
Ebbero Romani, come scrive Appiano, al tempo delli
Imperatori ducento mila pedoni, & quaranta mila ca¬
vallieri, trecento Elefanti, doi mila carri, & di piu per bi¬
sogno trecento mila armati.
Quella da mare era di duoi mila navi, & di 1500. galere,
da due insino a ciuque remi.
Hebbero molte insegne militari, ma la propria de' Ro¬
mani fu l'Aquila.
CAP. IXV.
De Trionfi.
L Trionfo si concedeva al Dittatore, Consolo, ò Pretore,
che in un fatto d'arme havesse vinto piu di cinque mila
inimici, & che sottometteva all Imperio Romano Provincie
& Citta. Et li piu splendidi furono quello di Pompeo, & di
Cesare. Ovatione era un modo di trionfare che si concedeva
a quel Capitano, che haveva vinto il nemico a man salva, &
entrava a piedi nella Citta con il Senato dietro, senza l'esser-
cito, & il primo che cosi trionfasse fu Postbumio Tuberto Con¬
sole, & trionfo de Sabini; Marcello per la presa di Sicilia, &
molti altri. Ma il primo che trionfasse fu il Romolo, & l'ul¬
timo Probo Imp. & li Trionfante furono 320. Il primo che
condusse nemici soggiugati in Roma fu Cincinnato.
Andavano sopra un carro di due ruote tirato da cavalli,
da altri animali, con l'essercito dietro coronato di Lauro. Et
giunti in Campidoglio, & smontati dal Carro, entravano nel
Tempio di Giove Ottimo Massimo, a rendergli gratie della
ricevuta vittoria: & sacrificato che havevano un bianco toro,
andavano alle sue stanze.
CAP. IXVI.
Delle Corone, & a che si davano.
Olte furono le Corone, che si solevano dare in premio
del valore de soldati.
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