Metropoli di Firenze.
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ſiſteron talmente a chi nou seppe nè volle preua ersi dell' autorità, c
delle leggi riguardanti il pubblico interesse, in materia cosi importan¬
te il decoro di tutta vna Città, il costrinse a lasciarle questa perpetua
taccia , che se à forza di dimostrarci quanto preualga , e possa l'autori-
tà de' priuati nello stato ciuile, e di Repubblica, a' costituiti sotto il
Principato; arreca ancora biasimo a coloro, che dissero non sapere se
fosse messo conto leuar di li S. Giouanni per farle, come essi diceuono,
questo mirabil comodo. Morto Arnolfo , e doppo di lui Giotto, nel
qual per decreto del 1333. erasi trasferita la cura di quella Fabbrica
che tirata su fin' al primo ballatoio, coperte le nauate, restaua per dar-
le perfezione, volger la Cupola sopra a' quattro gran pilastri delle tri-
bune, cosa, che per la vastità della mole, e per non esser nè drento, nè
fuori d' Italia edifizio di simile struttura, da cui si fosse potuto cauarne
regola ; i dubbio era di trouar modo, ed a chi fosse bastato l' animo di
voltarla; e perchè giudicauasi dal Popolo , e da' Sauj di quel gouerno ,
che quella sarebbe stata vna marauiglia del Mondo alzata che la vi fosse,
nel modo, che ve la prescriueua il disegno , e che quello er vn mezzo
per correre, e vie più dilatar la fama del poter de' Fiorentini, non si
guardò per supir le dificultà de' pareri, e ridurgli a virtù d'vn solo
chiamare in Firenze a forza di danaro Vomini si dall'Italia, come dalla
Francia , e Germania , che fofsero valuti ne gli Studi dell'Architettura .
Pareua però, che i Toſcani famosi di lunga mano in ogni scienza, ouè
sagacità, e acutezza d' intelletto si ricerca, non douessin cedère in que
ſto a' Profeſsori ſtranieri ſtati già, per dir cosi, loro Scolari ſotto la
disciplina di si fatti Studi, come l'esperienza mostrò, perchè venuto
a fronte di costoro Filippo di ser Brunellesco Lapi Fiorentino, Archi¬
tetto, piccolo di statura, ma d' vn' ingegno grandissimo, non con al-
tro confuse, sbalordi, e buttò a terra la baldanza, e l'ardir di chi com-
parso auanti a gli Operai, presumeua metter le mani, in vna materia
cosi vaſta, e dificile, che col far solamente star ritto vn’ ouo, il che se
ben fe reſtar capace chi vi fù presente, e marauigliato insieme del suo
mirabil talento, non ebbe forza però di spegner affatto l'inuidia de' suoi
contemporanei, per destino di quella, direm cosi, verissima sen-
tenza, nessuno douer' esser accetto, nè grato nella Patria sua; a tal se-
gno che, là doue in altri Paesi sarebbe stat' Vomo da mostrarsi per le Fe-
ſte, e ne' giorni solenni per la mostruosità dell' intelletto, qui ogni Ar¬
tefice emulando la sua virtù, gli stette a petto con disegni , e openioni
ſtrane; fin' vna Gentidonna di Casa Gaddi ardi, dice il Vasari, di se-
co concorrere in giudizio con vn modello della lanterna: tant' arriua
l'ardire della petulante ignoranza, con pericolo tal volta di sconuol-
gere, e buttar a terra quel virtuoso vigore; che porta seco quasi anima
vn' eroico talento . La maggior dificultà ch'egli auesse dagli Opetai so¬
pranten¬