Tosc. Ili.
Tom. 1.
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si che egli divenisse strettissimo familiare e
confidente del detto Duca. Ma l’amici-
zia per la parte di Lorenzo non era sin¬
cera. Imperocchè, o per l’invidia che la
grandezza della Casa Medici fosse ridotta
in un bastardo, o come egli volle dop-
po il fatto dare ad intendere, per vano
desiderio di rendere alla Patria la libertà
ma forse più per brama di succedere al-
la corona; dacchè il Duca aveva princi-
piato a regnare, continuamente studiò di
torgli proditoriamente la vita. Vedendo
adunque che non eravi strada più op-
portuna per giungere a questo termine
che quella dei disonesti amori, ai quali
Alessandro soleasi abbandonare, non solo
non si diede alcun pensiero di distornelo,
ma anzi con astuti modi lo accendeva
ogni di più, fintantoche da per se stesso
venisse, come venne, ad imbattersi nella
trama.
Era versatissimo nelle Lettere, Poeta,
o di spirito gaio e faceto. Componeva
Tragedie, e Commedie all' uso di Plauto
in Lingua Toscana, e le faceva rappre-
sentare; faceva Sonetti e Canzoni la mag-
gior parte lascivi, come piacevano al Du-
ca; il tutto per mantenersi la grazia del
medesimo e fomentare le sue passioni.
Se ne andava vestito all'antica e tras-
curatamente, onde il Duca stesso e gli al-
tri di casa, lo chiamavano il Filosofo,
facen¬