Full text: Volume (2,2)

Tosc. Ili. 
Tom. 1. 
92 
si che egli divenisse strettissimo familiare e 
confidente del detto Duca. Ma l’amici- 
zia per la parte di Lorenzo non era sin¬ 
cera. Imperocchè, o per l’invidia che la 
grandezza della Casa Medici fosse ridotta 
in un bastardo, o come egli volle dop- 
po il fatto dare ad intendere, per vano 
desiderio di rendere alla Patria la libertà 
ma forse più per brama di succedere al- 
la corona; dacchè il Duca aveva princi- 
piato a regnare, continuamente studiò di 
torgli proditoriamente la vita. Vedendo 
adunque che non eravi strada più op- 
portuna per giungere a questo termine 
che quella dei disonesti amori, ai quali 
Alessandro soleasi abbandonare, non solo 
non si diede alcun pensiero di distornelo, 
ma anzi con astuti modi lo accendeva 
ogni di più, fintantoche da per se stesso 
venisse, come venne, ad imbattersi nella 
trama. 
Era versatissimo nelle Lettere, Poeta, 
o di spirito gaio e faceto. Componeva 
Tragedie, e Commedie all' uso di Plauto 
in Lingua Toscana, e le faceva rappre- 
sentare; faceva Sonetti e Canzoni la mag- 
gior parte lascivi, come piacevano al Du- 
ca; il tutto per mantenersi la grazia del 
medesimo e fomentare le sue passioni. 
Se ne andava vestito all'antica e tras- 
curatamente, onde il Duca stesso e gli al- 
tri di casa, lo chiamavano il Filosofo, 
facen¬
	        
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