343
ſapere, che coſa ſia ſtato di non poche pregevoli, antichi-
ta; che ornavano questo Tempio, dirò come il Grocisisso
di legno al naturale fatto da Baccio di Montelupo è
nel Coro dell' Inverno de' Frati; lai tavolai del B. An-
gelico fatta a’ Medici per l’Altar Maggiore, si è trasfe-
rita nell' andito della Sagreſtia; il S. Bastiano commen-
datissima opera del Frate, fu mandato a Parigi nella Gal¬
leria di quel Re; il San Marco parimente del Frate è
nel Falazzo de' Granduchi, e il Crocifisso dipinto da
Giotto sull' aſse in Campo d’ oro, poſa sulla Porta della
Chiesa, il quale Crocifisso per essere de i buoni, che fe-
ce questo restauratore della Pittura, dicono, che a ve-
der questa Immagine, quando si portò in S. Marco
vi concorresse tutto il Popolo di Firenze, e che dalla
medesima pigliasse Dante motivo di dire Purg. c. XI.,
„Credette Cimabue nella pittura
„Tener, lo campo, ed or ha Giotto il grido,,
E quantó in que tempi fosse detto Crocifisso in vene¬
razione, ſi dimoſtra dal teſtamento di Mone Fanti-
ni, nel quale si legge, che il Testatore obbliga i Mo-
naci Silvestrini di San Marco Novello, a tener davanti
ad esso accesa del continuo una lampana, come per ro-
gito di Ser Filippo di Albizzo all' Archivio Generale
nel 1357.
VItI. Nè da tacersi è quel, che avvenne in questa
Chieſa nella morte del Magnifico Lorenzo de' Medici,
come notò nelle sue Ricordanze scritte a penna il Pre-
te Agoſtino, Lapini Cittadino Fiorentino, e Cappellano
del Duomo. Morto adunque il Magnifico nella Villa,
a Careggi 8. di Aprile del 1492. fu il suo Cadavère
alle ore 5. di notte portato in San Marco in deposito
sino al di dieci dello stesso mese, nel qual, giorno fu
trasferito in San Lorenzo, per ivi fargli le ſolenni Ese-
quie.
LE.