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speciale. E vorrei che questa libertà di giudizi consen-
tissero gli artisti: i quali troppo spesso a torto di¬
sprezzano chi, anco avendo senno e gusto, non sa,
come loro, fare un quadro, una statua, una comme¬
dia, una casa, una sinfonia.
Sperando dunque che gli artisti si risolvano pri¬
ma o poi ą firmare questo decreto, che ho loro pro¬
posto, parlo oggi anch’io di quadri: chè se a ognuno
è lecito dire la sua, tanto più potrà esprimere il senti-
mento proprio chi un’ arte, sebbene diversa, coltiva con
affetto grandissimo. Perocchè, senza star qui a discu-
tere se le arti sieno o no sorelle, niuno vorrà oppor-
si a questa sentenza del Cousin (*): che, cioè, l’inten-
dimento dell’arte essendo di giungere fino all’ anima
per mezzo del corpo, tutte le arti nel loro intendimen-
to sono eguali: tutte sono arti, perchè esprimono l’in-
visibile. Infatti, la espressione è la legge suprema del-
l’arte e la cosa da esprimersi è sempre la stessa: è
l’idea, lo spirito, l’anima, l’invisibile, lo infinito; ma
siccome si tratta di esprimere questa sola e medesima
cosa, dirigendosi ai sensi che sono diversi, la diversi-
tà dei sensi divide l’arte in arti diverse.
Di questa relazione generale delle arti è prova la
somiglianza che hanno fra loro alcuni artisti sommi
sebbene sia diversa l’epoca in cui vissero e l’arte che
coltivarono: cosi Virgilio, Raffaello e il Bellini si so-
migliano fra loro, come fra loro si somigliano Leonar-
do, lo Shakespeare ed il Beethowen; di questo infine,
si mostrarono convinti Sebastiano Bach, il quale non
cominciò il suo oratorio della Passione se non quando
() Du vrai, du beau, du bien.