Full text: Lib. VII (7)

LIBRO VII. 
dai pubblicani. Le dette officine sono fra i tempi 
di Elora e di Quirino. 
57. Il minio si guasta quando vi si meschia la 
calce : onde se alcuno volesse sperimentare se fos¬ 
se genuino faccia cosi : Prendasi una lamina di 
ferro, e postovi sopra il minio si metta sul fuoco 
finchè la lamina sia arroventata: quando il colo¬ 
re di rovente diventerà scuro, si scosti dal fuoco 
la lamina, e se il raffreddato (1 si restituirà nel 
primiero colore, ciò proverà ch'è perfetto: ma se 
rimarrà di nero colore, sarà segno ch' esso è vi¬ 
ziato. Ed ecco qui detto tutto quello, clie intor¬ 
no al minio potei richiamare alla mente. 
58. La crisocolla (2) si trasporta dalla Mace- 
donia, e si seava ne' luoghi prossimi alle miniere 
di rame. Il minio e l'indaco (3) denotano coi lo¬ 
ro nomi in quai luoghi son generati. 
(1) Il testo refrigeratum, cioè il ferro ed il minio refri¬ 
gerati. 
(2) Benché Vitruvio non lo indichi, si desume però che 
il suo coloré era un giallo-verde. Questa sostanza ora si chiama 
borace, e proviene dalle Indie orientali; è biança e trasparente. 
e si dice che assuma varj colori a seconda delle varie mi¬ 
nière, per le quali scorre. Vitruvio pare che intenda parlar 
di quella che si trae dalle miniere di rame, e che accenna 
essere verde. Plinio invece dice, che vario ed incerto è il suo 
colore. Cosi lo Stratico. 
(3) Il minio trae il suo nome da un fiumé di Spagna. 
L'indaco dall' India, da dove viene recato a noi. L' indaco 
degli antichi sommmnistrava un eccellente colore; si traeva 
dalla spuma raccolta da certi arboscelli dell' India. Ve n era 
un' altra specie, che si traeva dalla spuma raccolta dai vasi, 
nei quali si faceva bollire la tintura per la porpora.
	        
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