GIUNTA ly.
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pureo non è da esso nominato che per mero caso. Ci con¬
venne dunque andar in traccia di altre sorgenti: e quando
éravamo quasi per perdere ogni speranza, la sorte fece si,
che un illustre promotore e fautore delle belle arti (2) ci
porgesse in mano un codice, barbaro invero e nella lingua
e nello stile, ma non cosi per le cose in sé contenute. Trat¬
ta questo appunto del modo che usavano gli antichi nel com¬
porre i colori, ed insegna le diverse sostanze atté a genera¬
re la diversità delle tinte.
Restringendoci noi al solo esame dell'articolo della porpo¬
ra, abbiamo intanto potuto riconoscere che dalle conchiglie
non si spreme già il coloré nella piena sua floridezza, ma
soltanto la materia primitiva atta a produrlo, e che per ot-
tenere un effetto brillante e gradito alla vista dagli oggetti ai
quali si applica, è necessaria la mistura e la contemperazione
di parecchie altre sostanze. Oltre a ciò fa d' uopo stabilire
le proporzionate quantità dell'una e dell' altra sostanza, e il
modo di combinarle fra loro, e la regola per applicarle al
soggetto.
Per poter parlare con qualche fondamento della riuscita
del tentativo da noi fatto dietro le indicazioni del codice,
abbiamo dovuto chiamare in sussidio la scienza chimica. Ma
un' esperienza di tanta importanza non può farsi in brevis¬
simo tempo, e non volendo sulla nostra sola responsabilitä
dar come certo un ritrovato che non è stato ancora posto
all' estrema prova, ci contenteremo di qui accennare le so¬
stanze che si dicono necessarie alla composizione del colore
purpureo. Sono esse:
1°. La conchiglia colla carne e col sangue, e, se fosse
giovinetta, anche col guscio ben bene contuso.
2°. L' allume egiziano o alessandrino.
3°. L' orina umana (è forse ciò che Plinio chiama sale e
nitro lib. XXX. c. 10.)
4° Il sangue porcino (forse sarà sufficiente il sangue
d' altri animali )
E poi da notarsi che l' operazione si faceva col fuoco e
col sole, e in diverse riprese, e che due e tre volte ripete¬
vasi la tintura.
(1) Il cavaliere Cicognara.