GIUNTA 1.
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sunzione si voleva pretendere che questo scrittore si rinoma¬
to avesse tessuto cosi disordinatamente le sue idee, da far
credere che questo impluvio fosse la buca, per dove entrava
la luce nelle tre prime sorta di cavedio, delle quali avea
trattato nel capo antecedente? E dunque da ritener ferma¬
mente, che questo impluvio sia ben altra cosa; e voglia si¬
gnificare non quella buca, ma un cortile, come tutti gli al¬
tri scrittori per indicarlo si servirono del medesimo vocabo¬
lo. Di questo però si parlerà esaminando i monumenti.
Passa qui il Riva alla terza parte della sua opera. Co-
mincia dal provare, che a Roma, e non altrove, si devé tro¬
vare maggior copia di esempj dei precetti vitruviani, e che
Vitruvio era al certo l'architetto più riputato dei tempi suoi.
Mostra che in Roma, al dir di Plinio, erano i miracoli delle
costruzioni, e portandosi a Roma si pone ad esaminare gli
edifizi che ci furono disegnati dall'immortale Palladio, e pub¬
blicati poscia successivamente dal Burlington, dal Cameron,
e da Ottavio Bertotti. Noi già parlammo di questi edifizi
nella Giunta VII. del Lib. V. sulle terme degli antichi, giac¬
ché finora si considerarono siccome destinati a quest' uso.
Qui non faremo che aggiungere quanto possa servire al pro¬
posito delle case antiche, e quanto possa confermare ciò che
in quella Giunta abbiamo esposto.
Ed ecco intanto nella Tav. X. (Lib. V.) l' atrio segnato
çon la lettera D, conforme all'abbozzo dato del Riva. Si ap¬
plichino ora a questo atrio le parole del testo, e si vegga se
esse convengano meglio a questo atrio, o a quelli che ci
diedero generalmente i comentatori di Vitruvio. Si potrebbe
dire, che le proporzioni non corrispondono intieramente à
quelle che furono stabilite ; ma è da notarsi che queste fab¬
briche oltrepassano tutte le misure dettate come maggiori, le
quali debbono essere state ordinate pel generale delle case,
e non pei casi di straordinaria magnificenza, ai quali appar¬
tengono tutte o quasi tutte le piante conservate da Palladio;
ed inoltre le regole architettoniche stabilite dai gran maestri,
non si possono osservar tutte precisamente in una stessa com¬
posizione, perché il più delle volte si deve sacrificare alcun
poco dell'esattezza di un precetto, per far si che molti altri
possano riescire perfetti. Vitruvio medesimo al Lib. VI. cap. 2.