infine poneva il Barbaro nel mancamento degli esempl,
a delle opere antiche citate da VITRUVIo, come di alcune
delle figure che egli promette al sine di ciascun Libro;
le quali ci sarebbero riuscite certamente uulissime, e,
molio insegnando, ci avrebbero risparmiata la fatica di
dovere alcuna volta piuttosto conghietturare anziche ap¬
provare in piena luce la verità delle cose.
Aquesta deficienza si sono studiati di porre riparo molu
dotti editori e commentatori: come lo stesso Daniel Bar¬
baro, e prima di esso il Giocondo ed il Cesariano, il
quale ultimo v' inseri persino gli antichi disegni icnogra¬
fico e sciografico del Duomo di Milano ; il Durantino,
altresi, il Caporali, il Filandro, e, tra più moderni, il
Perrault , il De Laet, il Galliani, il Newton, il Wil-
kins, ec. I primi editori però non presentarono che il
nudo Testo ben sovente mutilo e scorretto: Fra Giocondo,
il Cesariano, il Caporali che si servi del Cesariano stesso,
il Filandro, il Barbaro, il Perrault, non che il Galliani,
il Newton, il Wilkins, più dell' Architettura in sè stessa
generalmente si curarono, che della erudizione ; e forse
non érano in gran parte forniti nemmeno di tutti i lumi
filologici, che all' illustrazione dell' Opera si richiede¬
vano. Quindi è che alcuni utilissimo servigio in vero
prestarono all arte coi loro commenti, ma non abbastanza
perperam et importune faciunt quidam, qui di¬
Vitruvii nunquam lecti, aut non intellecti, prae¬
mensas aliquot coronices et bases, aut capitula,
ota damnat, et ab ejus lectione arcere cupit.
panthei, theatrorum, amphitheatrorum, porti¬
gant prius imperiti et audaces homines, et
cum, fornicum et thermarum, in pusilla aedisi¬
postea judicent praestetne pro cujusque libi¬
cid, aut non ejusdem rationis opera, transfe¬
dine aedificari. Veggasi pure ciò che dice Seb.
runt: sed multo malignius suborta paucos ant
Serlio, lib. III. Antich. Rom. Teat. Marc.
menses maleferiatorum hominum haeresis, quae