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pio di Venere, e di Mercurio, viciro al fonté di
Salmacida. Di questo fonte, ne corre falsa presun¬
zione, che attacchi il morbo venereo a quelli che
ne bevono. Non increscerá perció sentire come
siasi per il mondo falsamente divulgata codesta vo¬
ce. Non solo non può essere, come si dice, che
t
quest' acqua abbia fatti diventare effeminati, ed
impudichi, che anzi è un fonte chiaro, e di otti¬
mo sapore. Ne avvenne pertanto, che quando Me¬
lante, ed Arevania trasportarono colà una colonia
da Argo, e da Tresene, ne scacciarono i barbari
Cari, e Lelegi ; questi fuggiti a'monti, ed unitisi
facevano delle scorrerie, e de' latrocinj, devastando
con ogni crudeltà que' luoghi. Indi uno di que'co¬
loni allettato dalla bontá dell'acqua di quel fonte,
fabbricovvi accanto una taverna, e per far danari
la providde d'ogni bisognevole, ed esercitandola
allettavavi in tal guisa que' barbari ; cosi capitando¬
vi questi, o a uno a uno, od a truppe, cambian¬
do l'aspro, e feroce costume, spontancamente an¬
davano acquistando l'umanità, e la gentilezza de
Greci. Quell'acqua adunque acquistossi quel nome,
non gia per l'attacco di quel male impudico, ma
per la dolcezza, ed umanità, per cui si erano
ammolliti gli animi di que' barbari. Mi rimane
ora, giacche vi sono entrato, a compire la descri¬
zione di tutta la città
Siccome dunque avvi alla destra il tempio di
Venere, ed il fonte che ho qui innanzi descritto,
cosi nell'estremità della parte sinistra vi è il pa