PARTE TERZA.
no, l’acqua vi ſi congela, ed offende. E ſe vi ſi raccoglie molta quantità di ne-
ve, non così toſto ſe ne parte, ma vi ſi mantiene qualche tempo, e maſſima-
mente in luoghi freddi, e non molto eſpoſti al Sole; di maniera che, conge-
landoviſi ſopra, aggrava troppo i cuoprimenti, e le armadure de’legnami, o
durano ſoverchia fatica nel reſiſtere al peſo, o ſon forzati, piegandoſi, o rom-
pendoſi, a cedere. E in quanto alla forma de’cuoprimenti coperti, come nel-
le impalcature, ſi erra non ponendole bene in piano, ed in ſquadra, e men-
tre i legnami non ſon bene ſpianati, nè ſquadrati, e mal commeſſi, e non
ben fermati nei luoghi loro. Ma nella forma delle volte talora ſi fa errore,
e ſpezialmente, quando non ſi adattano ai luoghi ad eſſi convenienti, come,
dove ſta bene la volta a botte, e a tutto ſeſto, si fa la volta piana, ſenza a-
vere alcuna conſiderazione ai fianchi, ſe ſieno baſtevoli a reſiſtere alla forza
dello ſpingimento, che ella ſuol fare: e così, dove ſta bene la volta a vela,
ſi faccia la volta a capiſteo, o a mezza botte con lunette: e dove alcuna di
queſte ſi adatta bene al ſuo luogo, ſi faccia la volta a crociera, o la volta a
peducci, o a conca. E in luogo di queſte, dove non ſi richiede, si facciano
le volte, o a tutta vela quadrata, o a mezza vela, ovvero a padiglione qua-
drato, ovvero tonda: e così ſenza giudizio, adattando varie forme di volte in-
differentemente, dove non convengono. E tutti queſti ſono gli errori, che ap-
partengono ai cuoprimenti.
44.
CAPO III.
Degli errori, che avvengono per la poca, e non diligente cura intorno
alle fabbriche fatte.
PErchè altri poſſa ricever piena cognizione degli errori, che ſogliono accade-
re nella poca cura delle fabriche fatte, ſi dee notare prima il fine, nel qua-
le ſi uſa fare oſſervazione intorno ad eſſe, e di poi conſiderare le maniere del-
le oſſervazioni, e quindi trattare degli errori, che naſcono mentre ſi oſſervano.
Il fine, al quale ſi riguarda nella oſſervazione degli edificj fabbricati, è di due
ragioni: l’una ſi è l’imparare dal buono eſempio col mezzo della imitazione,
il che allora ſi conſeguiſce, quando ſi oſſervano le fabbriche fatte con buona re-
gola d’Architettura, dove non ſia difetto alcuno, nè di miſure, nè di propor-
zioni, nè di conformità, nè di corriſpondenza delle parti, e dove non ſi deſi-
deri alcuna coſa. Dalla conſiderazione delle quali s’impara il modo di ben fab-
bricare. Come accade nello ſtudio delle fabbriche antiche di Roma, e d’altri luoghi d’
Italia: poichè queſte ſono il vero, e il principal Libro della buona pratica dell’ Archi-
tettura. Così anche ſi può fare, oſſervando le fabbriche moderne ben fatte; e finalmente oſſervando imparare dall’ eſempio delle opere mal fatte, avverten-
do gli errori, e i difetti, per eſſerne bene informati, affinchè altri gli poſſa age-
volmente ſchivare. E l’altra ſi è il conſervamento delle opere fatte; impercioc-
chè oſſervandoſi con diligenza, ſi conoſce ovunque accada qualche accidente,
al quale non rimediandoſi, poſſa eſſer cagione, che le opere ſi diſpongano a ma-
nifeſta rovina. E però gli errori, che accadono nell’ oſſervazione di eſſe, ſono
di molta importanza: concioſſiachè dalla mala oſſervazione naſca la poca cura,
e il non conoſcere il biſogno preſentaneo di riparo, per ovviare a maggiore ac-
cidente di rovina, e riſparmiare la molta ſpeſa. E queſti accidenti ſi conoſco-
no per la diligente oſſervazione, che ſi adopera intorno alle fabbriche finite,
e uſate. La quale mancando, non ſi conoſce il biſogno delle muraglie; e que-
ſto non conoſciuto, le medeſime rimangono in preda d’ ogni peſſimo accidente
di rovina. E queſta oſſervazione ſi dee fare, o circa le parti eſteriori, o intor-
no alle interiori. Intorno alle parti eſteriori, cioè, nelle parti vicine ai fon-
damenti, in quelle della cima, e in quelle di mezzo. Onde gli errori, o ſi
fanno non avvertendo bene le parti vicine alla terra, quando ſi marciſcono
dall’acqua, che cade dalle gronde dei tetti, o dai condotti, o dai canali, la
quale cadendovi muore, non avendo eſito alcuno, e non potendo ſcorre-