DEGLI ERRORI DEGLI ARCHITETTI
ve si facciano: e ciò, che ſi dice di Roma, si può intendere anche delle al-
tre Città, dove ſi uſa lo ſtile medeſimo nel fabbricare i palchi. Ma dove si
trova buona creta da fargli, è bene, che vi ſi fabbrichino le fornaci, per far-
vi ogni ſpecie di mattoni, ſiccome ſi facevano anticamente in Roma, dove e-
rano molte fornaci di mattoni d’ogni maniera, e a tutta perfezione, ſiccome
ne fanno fede gli acquedotti, e gli altri edifizj antichi. E ſe piaceſſe, che,
trovate le cave antiche della creta, di eſſa si faceſſero tutte le ſpecie de’mat-
toni buoni per le muraglie, per le volte, e pe’palchi, si potrebbero prendere
le miſure di quelli delle fornaci di Siena, che prendono l’origine dal piede Ro-
mano antico, che è di lunghezza un mezzo braccio, e corriſponde al detto
piede. I quali mattoni ſono diverſi di ſpecie, ſecondo la diverſità delle gran-
dezze loro. Imperciocchè i mattoni, che si uſano in Siena, ſono di ſette ma-
niere: la prima, che è detta mattone in lunghezza, è mezzo braccio in lar-
ghezza, o (come dicono) nella teſta è un quarto di braccio, e in groſſezza
un ottavo. La ſeconda è la mezzana in lunghezza, e in larghezza uguale al
mattone, ma in groſſezza è la metà d’un ottavo, e però ſi appella mezzana. La terza ha la medeſima lunghezza, e larghezza, ma è groſſa la terza parte
d’un ottavo, cioè un’oncia di braccio (che il braccio noſtro è compartito in
24. once), e si dice pianella. La quarta è lunga un mezzo braccio, larga un
ſeſto, e groſſa un ottavo, ed ha nome quadruccio, poichè la ſua larghezza è
una quarta parte di braccio, e comprende due ottavi. La quinta è lunga cin-
que ottavi, larga un quarto, groſſa un ottavo; e però ſi dice mattone di cin-
que ottavi. La ſeſta è di lunghezza ſette ottavi, cioè, un ottavo meno d’un
braccio, di larghezza un quarto, e di groſſezza, o d’altezza un ottavo; ed è
detto mattone di ſette ottavi. Per palchi ſi uſano i mattoni di mezzo braccio,
e di cinque ottavi. La ſettima ſono i quadroni, che ſono maggiori di tutti, ſe-
condo qualunque miſura. Imperciocchè alcuni ſono lunghi un braccio, larghi
un mezzo, e groſſi un ottavo, come ſon quei del pavimento di S. Franceſco
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di Siena. Alcuni di lunghezza ſono un mezzo braccio, di larghezza un terzo,
e d’altezza un ottavo, come ſono quei dello ſpazzo di S. Domenico. Ed oltre
a queſti, ſe ne fanno altri aſſai diverſi, e di grandezza, e di forma, ſecondo
che piace a chi fabbrica, per adoperargli nei pavimenti delle Chieſe, ſenza che
si formino i mattoni in varie maniere di membra di cornici, e d’architravi d’
ogni Ordine. Della guiſa medeſima ſono i lacunarj, o laquearj, cioè, ſoffitte,
nelle quali non è coſa ſicura l’uſare i legnami ſenza errare, mentre in eſſe ſi
fanno doppie travature, e si raddoppia il peſo pel molto lavoro, che vi ſi ri-
chiede, non ſolo per la ſemplice copertura, ma ancora per l’ornamento. E pe-
rò si erra, quando si prendono i legnami troppo gravi, o ſottili, o frangibi-
li, o putrefattibili, e non forti. Ma i cuoprimenti coperti in volta, o poſſon
eſſer veri, e reali, ovvero finti. Ed è errore grande, al parer mio, il fare le
volte finte, e ſotto palchi, sì perchè talvolta si moſtrano ſuperfi
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ue, eſſendo ba-
ſtevoli i palchi, sì perchè il vano, che rimane fra le volte, e i palchi, non è
lodevole, eſſendo ricetto di topi, e d’altri animali dannoſi; sì perchè le volte
finte, per eſſer di materia ſottile, non poſſon eſſer durevoli; sì anche perchè
eſſe ſon fatte per apparenza di breve tempo, e non per cagione di realità, e
di ſodezza perpetua, la quale è propria di tutte le fabbriche fatte con regola
d’Architettura. Nè le volte vere, e reali talora ſi fabbricano ſenza errore, ado-
perandoviſi cattiva materia, cioè, uſando calcina mal fatta, ſnervata, e mattoni
non di buona terra, nè di buona cottura, nè ben formati, e non formando bene
il ſeſto, nè eleggendo buona impoſta, nè facendo buoni fianchi, nè armandole
bene di catene, nè facendo i pilaſtri, o barbacani di fuore, che ſpalleggino la mu-
raglia, e non ſerrandole bene. Finalmente in quanto alla forma dei cuoprimenti
ſcoperti, talvolta ſi erra, facendogli con poca pendenza, cioè, troppo piani,
poichè in queſta maniera non hanno buono ſcolo, e però non poſſono mai reſi-
ſtere all’impeto delle piogge grandi, e violente, onde l’acqua penetra nelle parti
dentro degli edifizj, che non vi ſi può appena riparare: lo che è non ſenza gran
danno dei cuoprimenti interni, e delle muraglie; o non ſcolandoſi bene l’inver-