Coniche. Cap. XXXIX
ra, aſtraendo adunque nel graue la inclinatio-
ne al centro di quella, come anco ad altro luo-
go, egli reſta indifferente al moto conferitoli
dal proiciente, e perciò ſe non vi foſſe l’@mpe-
dimento dell’ambiente, quello ſarebbe vni-
forme: ragioneuolmẽte adunque ſi potrà ſup
porre, che i graui ſpinti dal proiciente verſo
qualunque parte, mercè della virtù impreſſa,
caminino vniformemente, non hauendo riſ-
guardo all’impedimento dell’aria, che per eſ-
ſer tenuiſſima, e fluidiſſima, per qualche nota-
bile ſpatio, può eſſer, che gli permetta la ſu-
detta vniformità.
Reſta hora, chefacciamo rifleſſione all’ac-
coſtamento del graue, fatto alcentro della
terra, mercè dell’interna grauità, che vien
detto moto naturale, & al diſcoſtamento da
quello, per l’impulſo cõferitoli, che ſi chia-
ma moto violento; cheil graue, che ſi patte
dal la quiete, e ſi moue al centro, ſi vada ſem-
pre velocitãdo, quãto più ſi accoſta al centro,
o per dir meglio, quanto più ſi allontana dal
ſuo principio, e che il violento, o dal centro ſi
vada ſempre ritardando, ciò è ſta@o ſa puto da
tutti i Filoſofi ancora, ma con qual proportio-