Full text: Lib. III (3)

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LIBRO III. 
l'intercolunnio d'una grossezza e mezzo di colon¬ 
na; com'è il templo del Divo Giulio, e nel foro 
di Cesare quello di Venere, ed altri, se ve ne 
sono, fatti a questa maniera. 
25. Sistilo (1) è quello, nell' intercolunnio 
tezze delle colonne, quanto dalle proporzioni degl'intercolun¬ 
ni; che queste sole sieno state da Vitruvio desunte dalle ope¬ 
re greche, come lo indicano i loro nomi; e che quelle rela¬ 
tive alle altezze sieno di sua opinione, stabilendo con ciò la 
maniera conveniente a ciascuna specie, esclusa però la Dorica. 
Riguardo pertanto a questa prima specie, le tre colonne 
che si veggono tuttora in Roma e che il volgo riguarda sic¬ 
come avanzi del tempio di Giove Statore, mostrano che l'edi¬ 
fizio, di cui facevano parte, qualunque esso fosse, dovevasi dal¬ 
l'architetto ascrivere alla specie picnostilo, tanto per l'am¬ 
piezza degl'intercolunnj, quanto per l'altezza delle colonne, 
come si osserva nella magnifica opera intitolata: Raccolta 
delle più insigni fabbriche di Roma antica e sue adjacenze, 
da cui si trasse la Tav. 16 (a). Molte sono le opinioni sulla 
vera denominazione di questo edifizio. Alcuni vogliono che 
fosse il tempio di Vulcano, altri quello di Giove Statore, altri 
la Curia Giulia, altri il Comizio; ma la maggior probabilitä 
sta per quelli, che ritengono essere stato il tempio di Casto¬ 
re e Polluce nel Foro. Certo si è però, che quantunque sia 
incerto a quale antico edifizio quelle colonne si appartenes¬ 
sero, esse devono riguardarsi come uno dei più pregiati mo¬ 
numenti della roinana architettura per consenso dei più ri¬ 
putati, non esclusi il Palladio ed il Milizia; e che per la ma¬ 
gnificenza, per la regolarità, per l'intendimento, per l'eccel¬ 
lenza dell'esecuzione e per la materia tutta di marmo greco 
si debbono riguardare siccome opera dell'aureo secolo di Au¬ 
gusto. La Tavola poi qui riportata, che rappresenta ciò che 
rimane di quell'edifizio, presentando tre colonne con le loro 
basi, capitelli ed intavolati, basta a mostrare le proporzioni 
di quel maestoso ordine Corintio. 
(1) Significa questa denominazione di colonne un po' più 
(a) Queste fabbriche furono misurate e dichiarate dall'architetto Giu¬ 
seppe Voladier, illustrate con osservazioni antiquarie da Filippo Aurelio 
Visconti, incise da Vincenzo Feoli, ed impresse in Roma coi torchi di 
Mariano de Romanis e figli nell' anno 1810., opera di vasto concépi¬ 
mento, ma che rimase incompleta con increscimento di tutti gli amatori 
delle arti belle.
	        
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