GIUNTA II1.
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Quantunque però le modinature giunte alla loro perfe¬
zione abbiano apportato grazia e bellezza ai membri princi¬
pali, e con la saggia loro combinazione ne sia risultato un
tutto maestoso, armonioso e variato, tuttavolta si considera-
rono; siccome nella pittura e nella scoltura si considera il nu¬
do, il quale, benchè risulti di precise e ben accordate pro¬
porzioni, riceve pure maestà e decoro da un bene adattato
panneggiamento. Quindi si pensò di rendere questa maestà
anche alle modinature, e la si trovò negli ornati. Ma nello
stesso modo che il panneggiamento non è pregiato se non
lascia travedere il nudo che ricopre, cosi inopportuni sa¬
ranno gli ornati, i quali nascondano od alterino in qualche
modo la forma della modinatura che devono arricchire: al¬
lora non si saprebbe lodare che la ricchezza e il lavoro par¬
ziale, e si dovrebbe condannare la confusione nel tutto (1).
Dunque sobrietà, sobrietà negli ornati, grida iteratamente il
Milizia; non si scolpiscano tutti i membri d'un ordine, ma
si lascino intervalli e riposi, e fra gli ornati d'uno stesso
membro vi sia una conveniente distanza; cosi non si caderà
nel pesante e nel confuso che presentano l'arco di Settimio
Severo, il portico del Battistero di Costantino, ed il corni¬
cione delle (cosi dette) Terme Diocleziane (2). I meno avve¬
duti si lascieranno imporre dalla profusione; ma gl'ingegni
posati cercheranno sempre di veder l'opera nelle sue parti
essenziali. Ad ottenere pertanto il vero effetto che produr
debbono gli ornamenti, si deve conservare in essi una grada¬
zione fra gli ordini più semplici ed i più ricchi, accordan¬
done maggior copia ai secondi che ai primi, e facendoli ne¬
gli uni più grandi, più semplici, più espressi; negli altri più
piccioli, meno rilevati e più graziosi; non s'applichino mai
(1) Luciano (de Domo T. 3.) paragonava gli edifizj ornati con par¬
simonia e convenienza ad una leggiadra vergine, che mostra attraverso la
semplicità delle vesti e la convenevolezza degli ornamenti tutto il bello del¬
le naturali sue forme; all' incontro assomigliava le fabbriche, ove si profon¬
devano gli ornati, ad una svergognata meretrice, che nasconde la deformità
delle sue membra con ogni specie di abbellitura.
(2) Dicemmo le cosi dette terme, poichè dopo la luce che sparse su
questo soggetto Giuseppe Riva Vicentino nel suo opuscolo intitolato Pala¬
tium, si deve ritenere che gli edifizj chiamati terme fossero tutt' altro che
terme. Noi ne parleremo a suo luogo.