Full text: Lib. II (2)

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GIUNTA I. 
Sullo stato primitivo della società umana. 
Le prime invenzioni degli uomini giunsero all'età de'fi¬ 
losofi con tale incertezza di origine, che questi ultimi dovet¬ 
tero gettarsi nel campo immenso delle congetture per rin¬ 
tracciarne la storia. L'impressione che gl'inventori delle co¬ 
se utili fecero sulla moltitudine destò naturalmente in questa 
tale grado di ammirazione che giunse ad invaghire l' amor 
proprio e l'interesse medesimo dei benefattori del genere u¬ 
mano, talmentechè si ravvolsero essi nel mantello delle fa¬ 
vole per poter più ampiamente e securamente dominar sui 
mortali. Perciò noi non troviamo che ipotesi nelle narrazio¬ 
ni degli antichi filosofi intorno ai primi elementi delle arti, 
nel numero delle quali ipotesi è anco la presente di Vitru¬ 
vio sull'origine dell'umano consorzio. Le cognizioni della 
natura delle cose non si erano avanzate niente di più di 
quel che fossero al tempo di Platone, di Aristotile, di De¬ 
mocrito. Tito Lucrezio Caro, alla filosofia dominante del 
quale attinse Vitruvio, non avea nulla aggiunto alla scienza: 
e il suo gran merito non istà che nell'aver espresso colla 
bellezza delle descrizioni, e colla magia dello stile la fisica 
epicurea. Egli fu l'espositore dei fenomeni; non già lo sco¬ 
pritore delle cause. Però a giustificazione degli antichi é da 
confessare che loro mancarono i sondamenti per poter giun¬ 
gere alla conoscenza delle principali verità istoriche del ge¬ 
nere umano : e se alcuni fra loro diedero qualche ipotesi ra¬ 
gionevole, fu questa, anzichè da fatti certi, desunta da pro¬ 
fonde osservazioni sulla natura dell'uomo. All'incontro i 
moderni, più felici degli antichi ebbero la sorte di poter 
avvicinarsi alla cognizione delle fonti quasi primitive, dalle 
quali procedette l' origine della società del genere uma¬ 
no. La scoperta dell'America aperse gli occhi sopra molti 
punti, che prima erano involti nell'oscurità e nell'incertez¬ 
za. In quel nuovo mondo gli uomini si mostrarono quali
	        
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